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Non sottovalutare nessuno: la lezione di Alan Turing

Oggi andrò fuori dai ranghi della finanza, ma non troppo. C’è una frase che mi ha sempre colpito, una di quelle che ti rimbalzano in testa ogni volta che la vita ti mette davanti a una sfida, a un giudizio, a una errata valutazione:

“A volte sono le persone di cui nessuno immagina nulla che fanno cose che nessuno può immaginare – (Sometimes it is the people who no one imagines anything of who do the things that no one can imagine).

È una frase di Alan Turing, il genio della matematica e della crittografia che durante la Seconda Guerra Mondiale ha decifrato i codici Enigma dei nazisti, cambiando le sorti del conflitto (da cui è stato tratto un bellissimo film: The Imitation Game che ti consiglio assolutamente di vedere). Ma non è solo la storia di Turing a colpirmi, è il messaggio profondo: mai sottovalutare qualcuno solo perché non rientra nel nostro metro di paragone.

E questo messaggio, credimi, vale nella finanza tanto quanto nella vita.

Alan Turing, il genio incompreso

Turing, lo sappiamo, era un outsider: non era un uomo convenzionale, né per i suoi modi né per la sua vita privata. Ma quello che è riuscito a fare con la macchina di decodifica non era solo una questione di intelligenza: era un atto di visione, di determinazione e di pensiero laterale. Ha visto possibilità dove gli altri vedevano muri insormontabili. Non è stato apprezzato per quello che era, né per il suo valore, almeno non durante la sua vita. Eppure, è grazie a lui che oggi viviamo in un mondo migliore. Ed è considerato da molti, me compreso avendo studiato le “Macchine di Turing” all’Università, il padre dell’Informatica e dell’Intelligenza Artificiale.

Quante persone, in ufficio o nella tua cerchia di amici, potrebbero essere come Turing? Ora, senza scomodare grandi geni della storia come lui, magari sono amici o colleghi poco appariscenti, persone con modi diversi dai tuoi, che sembrano non avere il “taglio giusto”. E invece potrebbero essere proprio loro ad aiutarti a risolvere qualche tuo “Enigma”; sono un pò diversi è vero, ma possono essere molto generosi.

La finanza è piena di Turing incompresi

Passiamo dalla storia alla finanza, perché i paralleli sono illuminanti. Se hai visto il film The Big Short (in italiano La Grande Scommessa), ricorderai il personaggio di Michael Burry, interpretato magistralmente da Christian Bale. Burry è un outsider perfetto: un medico convertito in gestore di hedge fund, molto introverso, strano, permaloso, ossessionato dai numeri e apparentemente fuori dagli schemi della finanza tradizionale. Eppure è stato lui a prevedere la crisi dei mutui subprime, quella che ha mandato in frantumi l’economia globale nel 2008.

La lezione? Mai giudicare un libro dalla copertina. Se i grandi banchieri avessero ascoltato Burry, forse avrebbero evitato miliardi di perdite. Ma lui non “appariva” come il classico analista di Wall Street, non usava gli stessi strumenti o lo stesso linguaggio e persino l’abbigliamento era diverso. E così lo hanno ignorato. E hanno sbagliato.

Perché le persone vengono sottovalutate?

Il problema, spesso, è che ci lasciamo abbagliare dalle apparenze. È più facile fidarsi di chi si presenta bene, di chi ha un CV impeccabile o di chi dice le cose che vogliamo sentirci dire. Ma il valore reale di una persona non è sempre visibile a prima vista. Per scoprirlo serve qualcosa che manca a molti: voglia e tempo di conoscere davvero chi abbiamo davanti.

Ti faccio un esempio concreto che riguarda il lavoro in banca, un ambiente che conosco bene. Spesso i vertici valutano e premiano le persone solo in base ai numeri: quanto raccogli, quanti clienti porti, quante operazioni concludi. Quanto “scalpiti”. E va bene, sono parametri importanti. Ma se ti fermi a quello, rischi di perdere di vista il vero potenziale di qualcuno: la capacità di essere affidabile, di costruire relazioni solide con i clienti, di risolvere problemi, di offrire soluzioni ai clienti. Sono qualità che non sempre emergono da un grafico, facilmente dimenticate da chi una volta era dall’altra parte della scrivania, ma che fanno sempre la differenza nei momenti cruciali.

C’è un aspetto che spesso viene trascurato: le persone poco appariscenti creano sempre un “effetto sorpresa”. Sono spesso sottovalutate perché non cercano l’attenzione o non si mettono in mostra. Ma è proprio in quel silenzio che maturano idee e soluzioni e che possono ribaltare situazioni complesse. E quello che a volte scambiamo per ostilità o distanza emotiva è, in realtà, una forma di autodifesa, una sorta di istinto di sopravvivenza in un ambiente inesplorato.

E quando arriva il momento giusto, queste persone sorprendono tutti, rivelando capacità che nessuno immaginava. Il problema è che spesso i loro successi vengono accolti con stupore, e non di rado con diffidenza: la sorpresa diventa quasi una minaccia per chi non li aveva mai presi sul serio e la soluzione a questa minaccia è l’indifferenza (spesso da parte di chi ha il potere). Sta a chi lavora con loro — se è un vero leader — riconoscere che quell’effetto sorpresa non è frutto di casualità, ma di un lavoro svolto con cura, lontano dai riflettori.

Il bisogno di riconoscimento autentico, invece, viene spesso frainteso: non si tratta di accontentare un ego permaloso, ma di dare spazio e valore a chi, nel silenzio, ha voglia di costruire qualcosa che faccia la differenza.

Ma tant’è. A volte è impossibile far cambiare opinione a qualcuno e tutto va sprecato: sic transit gloria mundi!

Il prezzo di sottovalutare le persone

Ma ecco il punto: sottovalutare le persone non è solo ingiusto, è anche costoso. Ti faccio una lista breve di cosa può costare a un’azienda o a un team:

  • Perdita di talento: Se non valorizzi qualcuno, potrebbe andarsene, specie se è giovane. E spesso te ne accorgi solo quando è troppo tardi. E se è “vecchio”, perdi il suo entusiasmo, la voglia di fare e l’esperienza. Peccato, “soldi” sprecati…
  • Decisioni miopi: Ignorare chi ha idee diverse ti porta a prendere decisioni basate su un pensiero unico, senza vedere i rischi o le opportunità nascoste. Peccato.
  • Cultura tossica: Se le persone si sentono continuamente giudicate o non apprezzate, l’ambiente di lavoro diventa meno produttivo e più conflittuale. Un vero leader non lo deve permettere.

Cosa possiamo imparare?

Se c’è una cosa che la finanza e la storia ci insegnano, è che il potenziale umano è il vero capitale da non sprecare. Puoi avere il miglior bilancio del mondo, ma se non sai riconoscere il valore delle persone, puoi commettere gravi errori.

  • Ascolta gli outsider: Magari non hanno sempre ragione, ma possono offrirti prospettive che altrimenti non vedresti.
  • Fai domande, non pregiudizi: Cerca di capire cosa c’è dietro un comportamento o un’idea, senza fermarti all’apparenza.
  • Scommetti sul potenziale: Anche Alan Turing aveva bisogno di qualcuno che credesse in lui per portare avanti il suo lavoro. E lo stesso vale per chi ti circonda.

Riconoscere gli “Alan Turing” del tuo team

La prossima volta che valuti qualcuno, un consulente finanziario, un collega, chiunque, chiediti: sto davvero vedendo questa persona per quello che è, o mi sto lasciando guidare da un pregiudizio o dal mio personale metro di paragone? Magari proprio quella persona che sembra “non in linea” è quella che farà cose che nessuno può immaginare. E che può aiutarti a raggiungere i tuoi obiettivi.

Ricordati: i grandi successi, in finanza e nella vita, spesso arrivano da chi sa guardare oltre. E chissà, forse il tuo “Alan Turing” è già nella tua squadra, o magari sei proprio tu.

Buon investimento… in risorse umane!

UfficioFinanza.it – Domenico Guercia

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