Dazio? Deficit commerciale americano con quel Paese diviso il totale delle importazioni da quel Paese, moltiplicato 100. FINE. E “lui” si “vendica” dividendo per 2, più o meno.
Hai sicuramente sentito che stanno aumentando i dazi e il mercato sta andando nel panico. Ecco, stavolta la storia è un po’ più complicata (e un po’ più ridicola) del solito. Perché dietro all’ultima ondata di dazi scatenata da Donald Trump non c’è solo una guerra commerciale, ma una vera e propria “matematica creativa” che ha fatto saltare i nervi a più di un economista. E sì, è il caso di dirlo: se l’economia globale rischia di finire in tilt, c’entra anche una divisione che si fa benissimo con una calcolatrice, fin dalla terza media.
Vediamo meglio insieme cosa sta succedendo, cosa potrebbe accadere e soprattutto cosa puoi fare per non farti travolgere da questo caos.
Una formula (sempliciotta) che vale miliardi
Faccio una piccola premessa.
Il deficit commerciale di un paese si verifica quando le importazioni superano le esportazioni in un determinato periodo di tempo. In altre parole, il paese compra più beni e servizi dall’estero di quanti ne venda. Questo squilibrio viene registrato nella bilancia commerciale, che è una componente della bilancia dei pagamenti.
In pratica: Bilancia commerciale = Esportazioni – Importazioni
Se il risultato è negativo, si parla di deficit commerciale, se positivo: di surplus.
Fine della piccola premessa.
Ora, Trump ha annunciato un nuovo pacchetto di dazi, basato appunto sul deficit commerciale, destinato a colpire quasi tutto il pianeta, Europa compresa. Fin qui, purtroppo, nulla di nuovo. Ma la vera bomba è come sono stati calcolati questi dazi. Secondo la Casa Bianca, ogni Paese avrebbe applicato agli Stati Uniti una “tariffa effettiva” stimata con una formula tanto semplice quanto fuorviante:
Deficit commerciale con il Paese X ÷ Totale delle importazioni da quel Paese X = Dazio effettivo (e poi moltiplicato per 100, giusto per dargli l’aria di percentuale scientifica)
Facciamo un esempio pratico:
- Gli USA nel 2023 hanno avuto un deficit commerciale con la Cina di 295 miliardi di dollari
- Su un totale di 438 miliardi di importazioni da Pechino.
Secondo la formula: 295 ÷ 438 = 0,673 → 67,3%
E questo, nella mente di Trump, è diventato il dazio “che la Cina impone agli USA”.
Peccato che non sia affatto così. Non si tratta di una tariffa reale, ma solo di un dato che misura quanto gli americani comprano in più rispetto a quanto vendono. È come voler imporre una “tassa” del 50% al tuo panettiere, solo perché tu compri tanto pane da lui e lui non compra nulla da te, in cambio. Assurdo, no?
Ma “lui”, per pareggiare, prende questo “dazio”, lo divide per 2 e lo ricarica alla Cina. Le vedi quelle percentuali 67% e 34% sulla Cina nell’immagine più sotto? Vedi che la seconda colonna (quella arancione) è quasi sempre circa la metà della prima?
E il bello? Questa formula è stata applicata a tutti i 180+ paesi del mondo, senza alcuna distinzione, e ha generato numeri sballati ovunque. Persino paesi con cui gli Stati Uniti hanno un surplus commerciale (dove cioè gli USA esportano più di quanto importano) sono stati colpiti da dazi. In pratica: Trump ha punito anche gli “amici” (che sono più o meno i Paesi con il 10% di dazi “reciproci” nella tabella).

Nell’immagine sopra, che poi è la tabella che Trump ha presentato nel giardino della Casa Bianca il 2 aprile 2025, la prima colonna rappresenta il dazio applicato agli USA da quel Paese (secondo la formuletta di Trump), nella seconda c’è il dazio che Trump ri-applica (per “vendetta”) a quel Paese. Prendiamo, sempre per esempio, il Vietnam:
Secondo Trump il “dazio” (nella tabella “Tariffs Charged to the U.S.A.”) che il Vietnam impone agli USA è del 90% !!!😮 In pratica, se gli USA importano “100” dal Vietnam ed esportano solo “10”, succede che:
Esportazioni in Vietnam (10) – Importazioni dal Vietnam (100) = -90 , quindi:
Deficit commerciale degli USA con il Vietnam = 90
Quindi 90 ÷ 100 = 0,9 cioè 90%. Questo è il “dazio” che (secondo Trump) il Vietnam impone agli USA. E “lui” lo divide per 2 e lo ri-carica al Vietnam. Et voilà, lo vedi quel 90% e 46% in tabella sul Vietnam? E così ha fatto per circa 180 Paesi nel mondo !!
E l’Europa? Presa in pieno!
Tra le vittime principali di questa nuova crociata commerciale c’è anche il caro vecchio continente. L’Italia, ad esempio, esporta ogni anno negli USA oltre 67 miliardi di euro, e il made in Italy (moda, cibo, design, macchinari) è in prima linea tra i prodotti colpiti.
L’Europa, nel suo complesso, ha un surplus commerciale con gli USA pari a 235 miliardi di dollari (perchè esporta in USA per 605mld ed importa per 370mld). E secondo la logica trumpiana, questo è motivo sufficiente per essere trattati come nemici.
Infatti, guarda caso:
235 ÷ 605 = 0,39 circa, cioè 39%
e ri-eccoci in quella tabella sopra, dividiamo per 2 e ci becchiamo un bel 20% di “contro-dazio” o dazio reciproco, come lo chiama lui.
Ma non finisce qui: oltre a pagarne il prezzo in dogana, potremmo subire anche la concorrenza dei prodotti cinesi dirottati in Europa, visto che Pechino sta già reagendo con dazi reciproci e cerca nuovi mercati di sbocco.
Cosa significa tutto questo per te che investi
Panico sui mercati, titoloni apocalittici, portafogli che si tingono di rosso: se hai investito in azioni, ETF globali o fondi esposti al commercio internazionale, probabilmente qualche scossone lo hai già sentito. Ma c’è una cosa che voglio dirti subito:
Non è il momento di farsi prendere dal panico, ma di ragionare.
Ecco qualche consiglio pratico:
- Non guardare il portafoglio ogni ora: la volatilità è normale, i ribassi ci sono sempre stati e sempre ci saranno.
- Se sei un investitore di lungo termine, concentrati sui fondamentali delle aziende in cui hai investito. Se sono solide, non c’è nulla da temere.
- Se sei esposto in modo eccessivo su titoli legati all’export europeo o all’industria manifatturiera globale, valuta un ribilanciamento.
- Avere liquidità oggi è un vantaggio: puoi approfittare di eventuali cali per comprare a sconto.
- Evita il trading impulsivo: non si combatte l’incertezza con la fretta.
Divide et impera?
Nella visione di Trump, i dazi servono a proteggere l’industria americana, rilanciare il manifatturiero e creare posti di lavoro. Ma la realtà è un po’ diversa:
- La manifattura moderna è automatizzata, non crea occupazione di massa.
- Le aziende globali possono aggirare i dazi, spostando la produzione.
- Il costo dei dazi ricade prima sui consumatori americani, non sui paesi esportatori.
- Il dollaro si sta indebolendo, rendendo ancora più cari i beni importati.
- E l’inflazione, soprattutto su cibo, medicine e trasporti, rischia di penalizzare proprio i più deboli.
La verità è che il commercio globale è un sistema complesso, fatto di catene di valore distribuite in tutto il pianeta. Non si può ricostruire l’industria americana (o europea) a colpi di dazio. Serve una strategia industriale di lungo termine, investimenti in tecnologia, infrastrutture, formazione. E soprattutto serve cooperazione, non isolamento.
Trump, invece, ha scelto la strada del “divide et impera”, mettendo nel mirino non solo la Cina, ma anche l’Europa, e sostenendo politicamente chi vorrebbe smantellarla. E questo, geopoliticamente parlando, è un errore enorme.
Un consiglio finale: preparati, informati, non reagire (per ora)
In questi momenti di incertezza l’istinto dice: “vendi tutto e fuggi”. Ma il buon senso ti dice: “analizza, rifletti, pianifica”. L’unica cosa che puoi controllare davvero è come ti comporti tu. E questo fa la differenza.
Come sempre, se ho scritto qualche castroneria, segnalamelo nei commenti.
Comunque, calma e nervi saldi!
UfficioFinanza.it – Domenico Guercia