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La Regola del 20 di Peter Lynch

Ma… si avvicina un crollo del mercato azionario? E chi può dirlo? Però, però… qualcuno mi sta mettendo la pulce nell’orecchio… In questo articolo del 14 luglio 2024 e in questo del 21 agosto 2024 avevo già dato credito ad alcune voci sentite in giro, e non erano “voci” da poco… Torno sull’argomento perchè da allora Google non fa altro che mandarmi notizie che avvalorano quelle “tesi”…

Ora, conoscete Google, quando vede che una notizia ti interessa e la leggi per più di 2 minuti, comincia a tempestarti sull’argomento e non la smette più! Oggi però mi è arrivato qualcosa di interessante su Peter Lynch, che merita davvero attenzione.

Peter Lynch è uno degli investitori più carismatici ed efficaci al mondo e lo trovi dappertutto sul web, ma per farti capire chi è in due battute, ti dico che per un ventennio circa ha gestito un fondo chiamato Magellan Fund che ha generato un rendimento composto annuo del 29% (sì, 29%!).

Lynch, fra le altre cose, ha teorizzato una formula molto efficace per capire se il mercato azionario è sopravvalutato o no; e se lo è davvero, potrebbero essere dolori in arrivo…

La formula si chiama Regola del 20 di Peter Lynch: per farla breve è un indicatore finanziario utilizzato per valutare se un mercato azionario è sopravvalutato o sottovalutato. La formula prevede la somma del rapporto PrezzoAzioni/UtiliPerAzione (chiamato P/E da Price to Earnings) + il tasso d’inflazione, in questo modo:

P/E + Inflazione

Se il risultato è inferiore a 20, il mercato è considerato sottovalutato; se superiore a 20, è ritenuto sopravvalutato.

Detto così, ne so quanto prima. Allora specifico meglio: il P/E varia a seconda dell’indice di riferimento. Per la Regola del 20 si prende il valore dell’indice S&P 500 che rappresenta le 500 maggiori società statunitensi per capitalizzazione di mercato.

Bene, il 28 novembre 2024 il Prezzo dell’Indice S&P 500 ha raggiunto un valore totale delle azioni pari a 6.004,66 punti, e gli Utili per Azione (Earnings) delle società componenti l’S&P 500 negli ultimi 12 mesi ammontano a 196,76 dollari. Facciamo due conti:

P/E = Prezzodell’Indice/UtiliPerAzione = 6.004,66/196,76 ​≈ 30,53

Questo risultato ci dice che gli investitori sono disposti a pagare 30,5 dollari circa per ogni dollaro di utile generato dalle società incluse nell’indice.

Ora sommiamo P/E all’attuale Inflazione USA (circa il 3%) e, come dice Peter Lynch, otteniamo:

P/E + Inflazione = 30,5 + 3 ≈ 33 (!)

Qui, per esempio, vediamo il valore P/E in tempo reale dello S&P 500, cui poi dobbiamo sommare il valore dell’Inflazione.

N.B. il P/E può variare a seconda delle fonti e dei metodi di calcolo. Queste discrepanze possono derivare da differenze nei dati sugli utili o nei tempi di aggiornamento, comunque il concetto è quello.

In questo scenario, poiché il risultato supera nettamente il valore 20, il mercato azionario è considerato ampiamente sopravvalutato rispetto alla media storica e potrebbe preludere ad un’imminente correzione al ribasso, con tutto quel che ne consegue…

Ma perchè 20?

E’ presto detto con i dati storici: se consideriamo ad esempio il periodo dal 1967 al 2020, il P/E medio del S&P 500 è stato del 15,8 e l’inflazione media è stata il 4%, quindi la somma è stata il 19,8. Se prendiamo il periodo dal 2016 al 2020 il P/E medio è stato del 18,1 e l’inflazione media del 2% e anche in questo caso la somma è comunque 20,1. Inoltre si è visto che, sempre storicamente, P/E + Inflazione si è mossa in un range fra 14 e 34.

E allora… se guardo quel 33 sopra, devo cominciare a preoccuparmi?

Ora, è vero che, come dicono gli analisti, eventuali aspettative di crescita degli utili e altri fattori macroeconomici potrebbero giustificare le attuali sopravvalutazioni di mercato e ridimensionare quindi le previsioni catastrofiche, ma io non me la sento ti sottovalutare questi segnali. E tu? Fammelo sapere nei commenti.

Un consiglio? Prudenza, “alleggerimento” sull’azionario e diversificazione!

UfficioFinanza.it – Domenico Guercia

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